Giocare… Quando il gioco non è solo gioco

I giochi dei bambini non sono giochi, e bisogna considerarli come le loro azioni più serie.
Michel De Montaigne

Il gioco per definizione è “qualsiasi esercizio, singolo o collettivo, cui si dedichino bambini o adulti per passatempo o svago o per ritemprare le energie fisiche e spirituali”.

L’attività ludica è la forma di espressione privilegiata dal bambino che attraverso il linguaggio non verbale ci racconta di sè.

Il gioco è lo strumento attraverso il quale:

  • conosce e scopre sè stesso
  • esplora il mondo
  • socializza
  • ricombina in maniera personale e creativa le informazioni, le indicazioni, i segnali che gli vengono dall’ambiente

Il gioco è un’azione che il bambino compie intenzionalmente per definirsi nella realtà che lo circonda ed è così importante per lo sviluppo ottimale dei più piccoli da essere riconosciuto dalle Nazioni Unite come un diritto fondamentale di ogni bimbo (20 Novembre Giornata Mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza).

Il gioco aiuta i bimbi a stimolare e sviluppare varie aree di sè:

  • fisico (sviluppo e riconoscimento dello schema corporeo, coordinazione, motricità fine, sviluppo di crescita fisica armonica,…);
  • cognitivo (linguaggio, memoria, attenzione, concentrazione, comprensione, apprendimento,…);
  • relazionale-sociale (empatia, confronto, rispetto delle regole, turnazioni, spazio personale e dell’altro,…);
  • affettivo-emotivo (riconoscimento delle emozioni,espressione del proprio mondo interiore,…).

Attraverso il gioco il bambino fa esperienza del mondo e comprende come funzionano le cose: cosa è possibile fare e quali sono i limiti nell’uso di determinati oggetti, quali sono le regole iscritte nell’ambiente che lo circonda.

L’esperienza del gioco insegna al bambino a gestire le frustrazioni e ad avere fiducia nelle proprie capacità favorendo lo sviluppo dell’autostima; è un processo attraverso il quale diventa consapevole del proprio mondo interiore e di quello esteriore.

Il gioco ha per sua caratteristica principale la creatività: allenarsi per assumere un atteggiamento creativo rende meno complesso il lavoro di problem solving per risolvere le difficoltà. Giocare è motivazione per cercare soluzioni.

Il gioco contempla due dimensioni: individuale e di gruppo, entrambi con la medesima importanza ed in forma del tutto naturale si passa da un’azione ludica individuale ad una sociale.

Quando si parla di gioco, non si può non nominare Jean Piaget (1896-1980), psicologo, biologo, pedagogista e filosofo, che ha dedicato buona parte della sua vita a studiare il bambino e le sue fasi di sviluppo.
In base ad ogni fase di vita, l’autore riconosce 3 stadi del gioco:

1 STADIO – Giochi di esercizio (0 -24 mesi):
prevalgono nel primo anno di vita, nella fase cosiddetta “senso-motoria“. Il bambino, attraverso l’afferrare, il dondolare, il portare alla bocca gli oggetti, l’aprire e chiudere le mani o gli occhi, impara a controllare i movimenti e a coordinare i gesti. Il piacere che deriva da questi giochi, spinge il bambino a ripeterli più volte. In questo periodo, le nuove esperienze vengono adeguate agli schemi mentali del bambino.

2 STADIO – Giochi simbolici (2 – 7 anni):
aggiungono all’esercizio stesso la dimensione della simbolizzazione e della funzione, cioè la capacità di rappresentare attraverso gesti una realtà non attuale. L’esempio tipico è il gioco del far finta, del fare “come se”. Secondo Piaget il gioco simbolico aiuta lo sviluppo cognitivo del bambino in uno stadio in cui il linguaggio non ha ancora raggiunto una sufficiente padronanza. Questo permette anche di trovare le prime strategie per conoscere e gestire la sfera emotiva.

3 STADIO – Giochi di regole (7 – 11 anni):
dapprima sono imitazioni del gioco dei bambini più grandi, poi si vanno organizzando spontaneamente caratterizzando la socializzazione del bambino. Mentre i giochi precedenti tendono a diminuire con l’età, i giochi di regole, all’opposto, diventano più frequenti , dimostrando l’importanza delle relazioni e del codice sociale.

Ma quali sono i giochi migliori per i nostri bambini?
Pensate che in una sola stanza, è racchiuso un mondo di possibilità, di storie e di fantasie: uno scatolone può magicamente diventare un aereo, una coperta si trasforma in un mantello di un supereroe…
Quindi non sono necessari giocattoli costosi o elaborati bastano oggetti semplici che stuzzichino la curiosità del bambino.

Gli oggetti di uso quotidiano, che tutti abbiamo a portata di mano in casa, spesso attirano molto più l’attenzione dei bambini piuttosto dei giocattoli canonici.
Questi oggetti comuni, soddisfano pienamente la curiosità ed il bisogno di scoperta dei bambini.

Questo non significa dire di NO ai giochi che vendono al negozio, ma significa essere consapevoli nel fare delle scelte di fronte ad un ventaglio di possibilità di giochi molto diversi e tutti molto accattivanti.

“L’American Academy of Pedriatrics” (2007) nelle sua linee guida ai pediatri sull’importanza dell’attività ludica, mette in risalto il valore del gioco libero come un alleato essenziale per la salute e il benessere dell’infanzia. Inoltre raccomanda ai genitori, pur monitorando la sicurezza dei figli, di non diventare invadenti perché nel gioco spontaneo il bambino è protagonista attivo.

Come proponi i giochi al tuo bambino?
Anche la presentazione e la collocazione dei giocattoli nella stanza è molto importante.
L’ambiente (setting) è molto importante!
Sarebbero da evitare i cestoni pieni di giocattoli che creano tanta confusione e difficoltà nell’orientarsi nella scelta: inoltre non fanno apprezzare al bambino ciò che ha (tante volte dimenticano di avere alcuni giocattoli).

Come fare per organizzare lo spazio ed i giochi?
1. FAI UNO SMISTAMENTO DEI GIOCHI: i giochi rotti o che non funzionano più (sono inutili da tenere), i giochi non usati (perchè non più consoni all’età del bambino, o che non usano da tempo) sono da mettere da parte. I giochi rimasti saranno i giochi funzionanti ed in buono stato.
2. SELEZIONA I GIOCHI DA TENERE IN VISTA: Seleziona i giochi da tenere “in vista” e quelli da mettere da parte per la rotazione dei giochi (pochi giochi proposti a rotazione ogni settimana, promuovono l’interesse per ciò che si ha, ed il dover giocare con gli stessi oggetti per una settimana, stimola fortemente la creatività e la fantasia: inoltre pochi giochi sono più facilmente riordinabili).
3. ORGANIZZA LO SPAZIO PER RIPORRE I GIOCHI: può essere un mobile con i contenitori; dividi i giochi per categorie: animali, mattoncini e costruzioni, peluche, … è importante che la categorizzazione sia semplice e comprensibile per il tuo bambino (puoi usare scatole diverse, colori diversi, o porre nella scatola stessa delle immagini o foto dei giochi contenuti: questo aiuterà il bambino nel riporre i giochi al proprio posto)

Difficoltà a riordinare?
Ogni gioco dovrebbe avere il suo posto, questo per favorire il momento del riordino, che è parte del gioco stesso ed ha obiettivi di concentrazione, catalogazione e categorizzazione.
L’ambiente deve essere organizzato per essere facilmente compreso dal bambino ed aiutarlo nella catalogazione.
Inizialmente il bambino non potrà sistemare tutti i giochi, anche nella capacità di categorizzazione c’è una maturazione cognitiva che si deve compiere: può essere utile partire da una sola categoria (“tu sistemi tutti gli animali, e la mamma riordina gli altri giochi”).
Un’altra buona strategia è utilizzare delle canzoncine o delle filastrocche per il momento del riordino, questo per scandire la routine giornaliera e facilitare il bambino nell’esecuzione di tutte le fasi di “lavoro”.

Vuoi saperne di più?

Scopri il mio studio e le mie attività, sarò lieta di rispondere alle tue domande e trovare il percorso più adatto a te.



Ultimi articoli

La musica nell’educazione dell’Antica Grecia: un viaggio nel suono e nell’anima

La musica è una legge morale: essa dà un’anima all’universo, le ali al pensiero, uno slancio all’immaginazione, un fascino alla ...

La teoria polivagale e l’educazione del bambino

Dobbiamo renderci conto del fatto che, come esseri umani, abbiamo bisogno della reciprocità e della sensazione di sicurezza. Stephen Porges ...

La Candelora

Quando viene la candelora da l’inverno semo fora; ma se piove o tira il vento da l’inverno semo dentro La ...