Musicoterapia in gravidanza e post-natale: quando il suono è relazione

Oggi il mio cuore canta il tuo cuore
Canta in silenzio un canto interiore
Canta la vita e canta l'attesa
La meraviglia e la sorpresa
Battito ascolto, battito voce
Cuore raccolto, cuore veloce
Cuore risponde a cuore che chiama
Cuore si fonde, battito ama

Sabrina Giarratana

Appena nato, il bambino ha come caratteristica predominante la socialità: in modo naturale tende a costruire e a mantenere delle relazioni con le persone che si occupano di lui.

Nei primi mesi, le relazioni interpersonali saranno le fondamenta su cui costruirà l’attaccamento e le modalità di relazione con il mondo.

La cura che una madre dà al bambino è primariamente relazionale basti pensare a tutti quegli scambi che avvengono con spontaneità durante la giornata: il contatto con il calore ed il profumo della madre mentre tiene il bambino a sè, il momento dell’allattamento caratterizzato da suzione, pause ed incrocio di sguardi, l’accompagnamento al sonno con i movimenti corporei, il cullare con corpo e voce, il sentire il battito del cuore della madre,… giorno dopo giorno tutti questi scambi diventano sempre più intenzionali.

La musica, in questa costruzione di relazione così fondamentale per bambino e madre, diviene un buon canale di trasmissione di stati emotivi interni attraverso delle reciproche risonanze.

L’apparato uditivo per alcuni feti comincia a funzionare già alla 24° settimana, in tutti alla 30°: il feto però, già dalle prime settimane, percepisce i suoni interni ed esterni alla madre come vibrazioni, e a questi reagisce con dei movimenti corporei e con una variazione del battito cardiaco.
Già nella pancia della mamma il bambino si può abituare a dei suoni o a delle musiche che riconoscerà una volta nato (fenomeno dell’abituazione).

La madre è suono per il bambino!

Quando nasce, il bambino è fin da subito sensibile ai suoni e reagisce ad essi in diversi modi: gira la testa verso la fonte sonora, fissa lo sguardo, sbatte le palpebre, piange o smette di piangere, …

E’ molto importante sia per il bambino che per la madre ritagliare dei piccoli momenti della giornata per imparare a parlarsi attraverso i suoni:

  • per il bambino: per essere cullato in un mondo sonoro che lo stimola e lo fa sentire accolto attraverso il suo canale comunicativo predominante, per lo sviluppo di aree affettive e comunicative;
  • per la madre: per sviluppare la creatività, la fantasia, riprendere confidenza con il canale non verbale, per riscoprire la propria voce, la propria musicalità ed il proprio ritmo, facilita l’instaurarsi di una relazione armonica mamma-bambino, aiuta la prevenzione di problemi come la depressione post-partum ed ha ricadute positive all’interno del nucleo familiare.

La voce della madre è uno dei primi nutrimenti che il bambino ha, prima ancora del latte.
Ognuno di noi ha inciso dentro di sé la voce della propria mamma: la sua voce ha il suono dell’origine, ha il suono dell’accoglienza e del calore. 

La voce del padre ha caratteristiche invece molto diverse da quelle della madre, ma comunque molto importanti per il bambino. Solitamente la voce del padre è più bassa e consonantica e dà informazioni sulla ritmicità della parola e la prosodia.

L’incontro tra la voce cullante materna (suono) e quella ritmica paterna (ritmo) generano la musica, una musica che protegge, che unisce e che consola.

Il canto di madre e padre sono dunque molto importanti: il bambino impara, nella fase orale, a cantare la propria lingua. Inventa dei suoni, delle parole e comincia a scoprirsi ed individuarsi attraverso la voce.

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