Medioevo: la musica nell’educazione

Quante lacrime versate ascoltando gli accenti dei tuoi inni e cantici,
che risuonavano dolcemente nella tua chiesa!
Una commozione violenta:
quegli accenti fluivano nelle mie orecchie e distillavano nel mio cuore la verità,
eccitandovi un caldo sentimento di pietà.
Le lacrime che scorrevano mi facevano bene.

Sant'Agostino

Nel periodo storico del Medioevo (periodo storico che dura circa mille anni. Frammentazione temporale tra Alto Medioevo: fino al 1000, periodo feudale con lo sviluppo della paideia cristiana; a Basso Medioevo: fino al 1400, periodo dell’umanesimo in cui nasce la borghesia, le signorie in Italia e si mette in crisi la cristianità con l’inizio della laicità), agli inizi del terzo secolo, la paideia diventa cristiana, quindi l’educazione mira all’ascesa mistica verso Dio.

Nel Medioevo la musica è più di semplice suono, ma un ponte tra sacro e profano, un’armonia che risuona nelle cattedrali, nei castelli, nei campi e nelle taverne. Gli inni, i canti gregoriani e le melodie liturgiche elevano verso il cielo le preghiere: le voci dei cori e gli strumenti creano un’atmosfera mistica, tarsportando l’anima in una dimensione ultraterrena.

La musica profana, quella che si ode nei cortili e nelle taverne, intonano ballate d’amore e avventura e le melodie si intrecciano al profumo delle erbe e al calore del fuoco.

Nel tardo medioevo la polifonia inizia a fiorire, voci intrecciate, arpe e flauti danzano insieme creando un mosaico sonoro di conoscenza e passione.

I pedagoghi cristiani rigettano la cultura pagana e per questo motivo in ambito educativo generalmente, sconsigliano sia l’esercizio fisico che l’apprendimento e la pratica di musica e danza, eccezione fatta per S.Agostino (Aurelio Agostino d’Ippona, Tagaste 354 – Ippona 430, filosofo, vescovo e teologo romano di origine berbera e lingua latina, padre, dottore e Santo della chiesa cattolica, detto anche Doctor Gratiae: dottore della grazia).

Il noto padre, dedica un’opera in sei volumi intitolata “De Musica”, questo dimostra quanto è importante per lui la musica nel suo pensiero, sia dal punto di vista teologico che filosofico.

Inizialmente la sua visione della musica è principalmente ritmica e scientifica considerandola simile alla matematica. La musica viene percepita come una pratica al servizio del contesto in cui veniva utilizzata. Egli sottolinea l’importanza del silenzio e riconosce che la pratica e la teoria musicale si sviluppano dall’esperienza. Nella sua età più matura, egli attribuisce alla musica un valore più profondo, che supera la matematica e arriva alla contemplazione dell’amore di Dio. Riconosce un elemento nuovo nell’unità della musica: il Mistero. Pertanto la musica ai suoi occhi diventa Sacra, perchè può condurre dalla dimensione dei numeri all’esperienza spirituale.

Nella sua “De doctrina Christiana” soffermandosi sull’istruzione dei chierici, reputa che per intendere bene la Sacra Scrittura è necessaria la conoscenza del latino, del greco e dell’ebraico e pensa il percorso di studi suddiviso in: Trivio (grammatica, retorica, dialettica: le arti liberali, i saperi considerati più adatti per l’educazione intellettuale) e Quadrivio (geometria, aritmetica, astronomia, musica: le arti scientifiche; saperi di predominio matematico). Tutti questi saperi mirano alla purezza interiore oltre ad un sapere enciclopedico e vasto.

Sant’Agostino crede che la conoscenza non sia trasmessa dal maestro all’allievo, ma pensa che la verità sia inscritta nell’anima della persona che il docente abbia solo l’onere di renderla esplicita. Il vero maestro interiore è Dio e per accedere al mondo della verità interiore, occorre un Suo intervento diretto sotto forma di illuminazione interiore.

Sant’Agostino si occupa molto di musica anche nei suoi trattati. Nei suoi trattati ci dice che quell’ascolto, che lo aveva così commosso, come scritto sopra, aveva fatto in modo di distillare la verità nel suo cuore, una verità che gli scavava dentro piano piano, con grande pazienza. Il linguaggio della musica, ci parla con pazienza, è una pedagogia che si capisce poco a poco, la si deve lasciare lavorare nel nostro interno. Allora potranno sgorgare quelle lacrime, di cui parla sempre Sant’Agostino, che ci fanno bene.

La musica non è intesa come un semplice mezzo, uno strumento o una chiave. Egli non perde di vista la sua ambivalenza, né dimentica la sua capacità di evocazione del trascendenteLa Parola si unisce all’elemento sonoro, la melodia si unisce al senso. L’ineffabile si unisce all’espressione sonora. Il festoso si manifesta nell’esperienza.

Quando nel basso medioevo la società si apre, nascono le prime libere università che prevedono quattro tipi di facoltà : facoltà delle arti (lettere, filosofia, matematica), facoltà del diritto, facoltà di medicina e facoltà di teologia.

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