La musica nell’educazione dell’Antica Roma

Una vita senza musica
è come un corpo senz'anima.

Marco Tullio Cicerone

La storia di Roma è un affascinante intreccio di politica, cultura ed arte. Tra le sfumature di questa grande civiltà, la musica occupava un posto di rilievo.

Le funzioni della musica in questo periodo storico erano soprattutto:

  • Funzioni funebri: i funerali romani erano grandiose cerimonie accompagnate da canti che celebravano la vita del defunto e lo guidavano verso gli dei.

  • Riti religiosi: durante i riti religiosi, la musica veniva utilizzata per onorare gli dei e creavano un’atmosfera sacra e solenne.

  • Battaglie ed incitamento: la musica motivava le truppe durante le battaglie. Il corno, uno strumento metallico e tondo, veniva usato dai cornicen (figure militari) per avvertire le truppe. La tuba, una tromba con tatsi, preceveda la tromba moderna.

  • Divulgazione: le canzoni racconatvano le gesta dell’Impero Romano ed accompagnavano gli spettacoli teatrali. Questi spettacoli coinvolgevano anche strumenti come la lira, un antenato della chitarra classica.

  • Ninna nanne: a Roma, già venivano utilizzate le ninna nanne e se ne conoscevano i loro effetti tranquillizzanti e rasserenanti nei neonati.

La musica dunque era un linguaggio che collegava gli uomini agli dei, narrava storie di gloria, confortava i neonati e rallegrava gli animi degli uomini.

L’impero Romano ha portato la sua musica e cultura nelle province conquistate, ma ha anche subito le influenze delle tradizioni greche, asiatiche e africane. Questo scambio culturale ha arricchito la musica romana ed ha contribuito alla sua diversità.

Ecco perchè era importante per i romani, inserire nel percorso formativo del fanciullo, anche la musica.

Durante la periodizzazione romana (il periodo che comprende monarchia, repubblica, impero di Roma), l’educazione era così suddivisa:

  • Educazione prescolastica: educazione di cui erano responsabili i genitori. Venivano impartiti i principi basilari della lingua latina, sviluppando comtenze sociali e familiari. Solitamente erano le madri ad occuparsi di questa formazione, ma in alcuni casi anche i padri, specialmente per i figli maschi, insegnavano a leggere, scrivere, nuotare e combattere.

Educazione esterna: dopo l’età prescolastica i bambini venivano affidati all’educazione esterna. Vi erano i pedagoghi che si occupavano della formazione dei giovani, ma erano molto costosi ed accessibili solo a famiglie appartenenti alle classi agiate. Per le famiglie meno abbienti esistevano scuole private.

  • Litterator, Scuola primaria o Elementare: a 7 anni i giovani romani iniziavano la scuola primaria chiamata “ludus litterarius” dove apprendevano l’alfabeto latino utilizzando tavolette cerate e stili. Era impartito dal litterator. Copiavano modelli di scrittura e imparavano regole grammaticali ed ortografiche. Solo i bambini di famiglie agiate frequentavano la scuola, i bambini di classi sociali inferiori spesso lavoravano con i genitori nelle attività agricole o artigianali. Esistevano però le scuole pubbliche gratuite finanziate dallo Stato per permettere a tutti di accedere all’istruzione.

  • Grammaticus, insegnamento medio: sotto la guida del grammaticus (la figura del grammaticus sorge intorno al 240 a.C ) gli studenti imparavno la lingua e la letteratura greca e latina. Si studiava la poesia, con nozioni di geografia, storia, fisica e atronomia.

  • Rethor, insegnamento liceale: sotto la guida del rethor, qui si prepavano gli uomini alla vita pubblica, insegnando l’arte dei discorsi, imparavano a pronunciare e leggere con pathos, comprendere i contenuti e capire la metrica dei testi latini e greci.

  • Tirocinium fori: era un periodo di un anno riservato ai giovani uomini che volevano seguire la formazione politica. Sotto la guida del padre il giovane iniziava a sedere in senato e partecipava alla vita pubblica nel foro. Dopo questo periodo il giovane uomo doveva prestare servizio militare ed al suo termine avrebbe potuto iniziare la sua carriera politica.

Secondo Marco Fabio Quintiliano (Calahorra, Spagna 35 ca – Roma 95 ca d.C., oratore romano e maestro di retorica per la prima volta stipendiato dal fiscus imperiale), l’educazione musicale è inserita nella scuola secondaria del grammaticus, il cui insegnamento mira alla spiegazione degli scrittori e alla cura della maniera di esprimersi e di interpretare i testi. Con il fine della formazione alla moralità del futuro uomo pubblico romano, oltre alla grammatica e alla poesia, si pensa anche all’insegnamento della musica, geometria, teatro e della ginnastica.

Egli scrisse l’Institutio Oratoria (cioè “ la formazione dell’oratore” e del futuro uomo politico), un importante manuale di retorica e pedagogia, frutto dell’esperienza di vent’anni di insegnamento.

Quest’opera si definisce come un programma complessivo di formazione culturale e morale, scolastica ed intellettuale, che il futuro oratore deve seguire scrupolosamente, dall’infanzia fino al momento in cui avrà acquistato qualità e mezzi per affrontare un uditorio: e ciò, in risposta alla corruzione contemporanea dell’eloquenza, che Quintiliano vede in termini moralistici, e per la quale individua come rimedi il risanamento dei costumi e la rifondazione delle scuole. Ma, soprattutto, propugnò il criterio del ritorno all’antico, alle fonti della grande eloquenza romana, i cui onesti principi erano stati sanciti dall’oratoria di Catone e la cui perfezione era stata toccata da Cicerone.

Le fonti dell’opera furono, quasi certamente, la “Retorica” di Aristotele, anche se, a differenza di quest’ultimo, egli intende formare non tanto l’uomo di stato, guida del popolo, ma semplicemente e principalmente l'”uomo”.

Quintiliano affronta le varie questioni della formazione dell’uomo con un’ampiezza tale di orizzonti culturali e di motivazioni “pedagogiche” da proporsi decisamente come un unicum nella storia letteraria latina.

Scriveva: “[Infatti] tutti sanno che la musica – per cominciare da questa – ha goduto, fin dall’antichità, non soltanto di grande attenzione di studio ma anche di una sorta di venerazione, al punto che Orfeo e Lino, per non parlare degli altri, erano considerati al tempo stesso musici, vati e sapienti: entrambi generati dagli dei, ma del primo, poichè con la meraviglia che suscitava riusciva ad addolcire anche gli animi rozzi e incolti, si tramandò come leggenda che avesse trascinato non solo le bestie feroci, ma anche le pietre e le selve. Pertanto anche Timagene sostiene che, tra tutte le discipline che hanno attinenza con le lettere, la musica sia la più antica, e a testimonianza di ciò vi sono celeberrimi poeti che ci ricordano come durante i banchetti regali si cantassero le lodi degli dei e degli eroi con l’accompagnamento della cetra.”

Tra il sistema di comunicazione dell’oratoria e quello della musica sono dunque rilevabili soprattutto quattro punti di contatto:

  • l’articolazione in “parti” del discorso e del componimento musicale (Aristotele);

  • gli effetti della scelta, dell’ordine e della connessione di alcune unità (Sullo stile);

  • i modi e gli effetti dell’esperienza comunicativa sugli ascoltatori (Dionigi)

  • e infine il livello, ancora più tecnico, che concerne l’analogia tra il funzionamento delle figure retoriche nell’oratoria e i meccanismi della musica (Sul Sublime e Quintiliano).

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