Fare musica nella scuola dell’infanzia

La musica è la parte principale dell’educazione
perché il ritmo e l’armonia
sono particolarmente adatte a penetrare l’anima.

Platone

Molti si chiedono il perché di fare alla scuola dell’infanzia delle attività espressive, come il laboratorio di musica.
Quali sono le valenze educative specifiche della didattica del suono e della musica?

La Società Italiana per l’Educazione Musicale (SIEM) attraverso vari documenti ha tentato di rispondere a tali domande:

  • il canto e il gioco spontaneo possono essere trasformate in “comunicazione consapevolmente orientata” grazie all’intervento didattico;
  • le attività espressive, oltre a sviluppare le capacità creative individuali, stimolano consapevolezza sui rapporti tra l’individuo, il mondo esterno, gli altri e il proprio ambiente culturale, di aprirsi allo scambio nel confronto tra culture, permette di imparare a comprendere e utilizzare il linguaggio della nostra cultura;
  • l’educazione musicale e la pratica del suo linguaggio espressivo, introduce il bambino in maniera straordinariamente efficace alla “conoscenza e all’interpretazione dell’espressività sociale e delle forme artistiche”, di sviluppare una delle nostre intelligenze (quella musicale) di tipo analogica ed intuitiva.

Persegue inoltre obiettivi trasversali relativi all’area psico-motoria, affettivo-socializzante e cognitiva.
Per quanto riguarda l’area psico-motoria l’educazione musicale agevola lo sviluppo della coordinazione motoria, dell’orientamento spaziale e della lateralità.
In riferimento all’area cognitiva la musica funge da promotrice di specifiche operazioni relative alla percezione (discriminazione, confronto, classificazione, seriazione) e all’interpretazione: saper cogliere nessi causa/effetto, fare ricerca, riflettere sulle proprie modalità di pensiero (metacognizione).
Per quanto interessa invece l’area affettivo-socializzante, la dimensione collettiva del fare musica sviluppa la capacità di lavorare in gruppo e soprattutto nelle fasce d’età più avanzate, contribuisce a sviluppare processi valutativi che implicano la capacità di saper scegliere, la coerenza, la flessibilità.

Importante è anche l’apertura all’interculturalità: la musica a scuola permette di aprirsi al confronto con l’altro da sé e con il molteplice, allo scopo di acquisire un proprio senso di identità personale e culturale.

Gli orientamenti programmatici per la scuola dell’infanzia, prevedono quattro piste nel percorso educativo e metodologico della quotidianità:

  1. La relazione tra apprendimento e sviluppo mirata alla costruzione della conoscenza nel soggetto, ed all’influenza sociale, considerando la relazione tra la mente dell’individuo e le opportunità donate dall’ambiente come fondamentale elemento del pensiero;
  2. Il valore formativo della vita di gruppo della sezione, che evidenzia l’importanza delle diverse fasce d’età interagenti e del ruolo dell’adulto che favorisce situazioni-problema in cui i bambini imparano ad ascoltarsi reciprocamente e collaborare negoziando soluzioni efficaci;
  3. La consapevolezza che l’apprendimento si articola secondo tre sistemi di rappresentazione: attivo- motorio, iconico- immaginativo, simbolico- linguistico. Questa consapevolezza deve accompagnare tutta la programmazione/ proposta educativa;
  4. La programmazione di diverse offerte educative che permettono lo sviluppo delle differenti intelligenze e doti del bambino nei vari campi di attività. Soprattutto nel penultimo e ultimo punto, rientra l’educazione musicale che ha inscritta in sé l’attivazione delle quattro grandi dimensioni di sviluppo per la crescita globale del bambino: Dimensione socio- affettiva- morale; Dimensione psicomotoria; Dimensione espressiva; Dimensione cognitiva.

La musica fa parte di quella vasta area dei linguaggi non verbali, largamente diffusi nell’alunno della scuola dell’infanzia. La possibilità di provare modalità esecutive alternative e materiali variegati in grado di stimolare la fantasia del bambino è vista come un momento di arricchimento delle proprie risorse.

La finalità dell’attività musicale nella scuola dell’infanzia è quella di permettere al bambino di porsi di fronte alla realtà musicale, di esplorare, riconoscere, manipolare le componenti del fenomeno sonoro per acquisire la capacità di interpretare e produrre musica.

L’esperienza musicale del bambino deve:

  • rispondere alla necessità della sua crescita globale, quindi considerare i tre ambiti fondamentali e interagenti del suo sviluppo: la socialità, l’affettività, la cognitività;
  • permettere di intendere la musica in senso ampio, quale realtà polivalente;
  • permettere di «fare musica» in modo attivo e creativo.

Sei sono gli aspetti da considerare per la formulazione degli obiettivi didattici:

  • educazione dell’orecchio
  • educazione della voce
  • educazione al senso ritmico
  • sviluppo delle capacità di ascolto e di concentrazione
  • sviluppo delle capacità di interpretazione
  • sviluppo della creatività musicale.

L’educazione all’orecchio ha come obiettivo l’abituare a riconoscere tutto ciò che può essere considerato suono, andando ad approfondire inizialmente le sue caratteristiche fisiche (timbro, altezza, intensità, durata) in seguito la relazione tra i suoni musicali.
L’educazione alla voce si propone di scoprire, analizzare e prendere coscienza di tutte le capacità dell’apparato fonico, per imparare a controllarlo nell’utilizzo durante la produzione di qualsiasi suono.
L’educazione al senso ritmico tenta di far acquisire la capacità di padroneggiare le scansioni spazio-temporali a partire dall’apparato motorio. Il ritmo può essere definito in termini di fare ordine nel tempo, di dare struttura a un pulsare di fondo, a un succedere di battiti, di suoni di una certa regolarità. L’educazione ritmica offre un vasto campo di risorse all’insegnante, preoccupato di sviluppare l’organizzazione temporale del bambino; il docente lo porterà a prendere coscienza non solo dei ritmi musicali, ma di quelli che punteggiano la quotidianità (vestirsi, mangiare, camminare, correre, parlare …).
Lo sviluppo delle capacità di ascolto e di concentrazione, dunque l’educazione all’ascolto, ha come obiettivo non solo lo sviluppo della capacità uditiva e superficiale (il semplice sentire) ma anche di far acquisire criteri e delle abitudini che permettono di capire le strutture, d’inventare gesti, drammatizzazioni, testi (ascolto attivo).
L’educazione all’interpretazione dei diversi linguaggi musicali è anche educazione all’interculturalità. La musica diviene mezzo per conoscere usi e costumi di vari popoli, mezzi espressivi collettivi diversi.
Infine, l’educazione alla creatività musicale che si attiva attraverso l’operatività e la
libera espressione. Si parte dalla pratica per capire con il tempo la tecnica, attraverso attività mirate al fine di creare nel bambino la curiosità.

Per l’insegnante si tratta quindi di fare educazione musicale non come categoria chiusa, ma come momento importante dell’azione educativa inserita nel curricolo; di conseguenza scaturisce la necessità di precisare gli obiettivi da raggiungere nel corso dell’intero ciclo prescolastico e di non limitarsi a proporre attività disorganiche, improvvisate o poco graduali rispetto alle potenzialità del bambino.

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