La tradizione popolare contadina della “castagna matta” prevede di raccoglie una castagna dell’ippocastano, denominata “matta” perché non commestibile (quelle castagne lucide e tonde che non sono il frutto del castagno), e di conservarla in tasca, nel comodino o nel cassetto per tutto il periodo invernale per preservarsi dai malanni autunnali, come raffreddore e tosse.
Tipiche dell’autunno, le castagne sono un frutto molto amato e apprezzato non solo per il gusto dolce e la consistenza corposa ma anche per le loro qualità e proprietà benefiche.
La tradizione vuole che si tenga nella tasca del cappotto per tutto l’inverno per evitare i malanni ma c’è anche chi ritiene sia sufficiente conservarla in auto, sulla scrivania o in borsa.
Le origini della credenza derivano dalle proprietà che hanno le “castagne matte” nel lenire i sintomi di raffreddore e asma nei cavalli. Gli esseri umani, però, non possono in alcun caso ingerirle in quanto sono tossiche e di conseguenza pericolose. Da qui però nasce la convinzione che il malanno non si avvicinasse alla castagna.
Ecco perchè le nonne le regalavano ai nipoti come segno di protezione e cura: la castagna diviene una sorta di talismano intriso di affetto e protezione.
E’ evidente che questo rimedio non è scientificamente provato.
È comunque interessante scoprire che l’albero dell’ippocastano, è dotato di proprietà antinfiammatorie. Può fare molto in presenza di varie sintomatologie, non soltanto legate al raffreddore: i semi e la corteccia dell’ippocastano contengono saponine, sostanze universalmente note per le loro proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e vasoprotettive.
Viene usato per trattare: vene varicose, emorroidi, gambe gonfie, lividi ed ematomi e come fiori di bach.
Una bella attività per questo mese potrebbe essere quella di andare a passeggiare con i vostri bambini e raccoglierne insieme qualcuna.